E’ trascorsa la gioia, l’euforia, l’eccitazione. Posso esprimermi a mente serena. Con l’avvento del digitale non ho più partecipato ai concorsi perché le mie immagini non sono all’altezza delle molte che girano sul web e tantomeno delle poche selezionate e premiate. Ma posso affermare con certezza, umiltà e obiettività, che questa immagine è unica e irripetibile. Non può deludere gli esperti del settore, giudici compresi, che si lamentano che ormai è stato fotografato tutto e in tutte le salse. Accontenta persino chi ha bisogno di leggervi un racconto, non un semplice messaggio fugace. Il naturalista (ce ne è sempre uno nelle giurie) non può non rimanere impressionato dall’atteggiamento, oserei dire quasi umano. Il fotografo colto, ma spero non solo lui, ne coglierà immediatamente la potenza espressiva, il gioco di geometrie ben bilanciate. E, per deformazione professionale, penserà all’atmosfera quasi aliena, allo scomodo e freddo punto di ripresa (che più basso non si può), allo sfondo omogeneo e al perfetto piedistallo naturale. Alla luce di queste considerazioni ho (ahimè!) partecipato ai più conosciuti e prestigiosi concorsi internazionali, fra cui il “Wildlife photographer of the Year”, dove non ho superato nemmeno la preselezione e il nostrano “Asferico”, per ben due volte, ma senza successo. La sicurezza di un piazzamento (altrimenti perché si dovrebbe partecipare ad un concorso?) si è trasformata in delusione e amarezza, accentuate dalla visione di alcune immagini selezionate inferiori alla mia e già viste. Ho comunque ringraziato di persona la numerosa giuria dello spagnolo “Fio Nature Photo Contest-Wild Birds” durante la cerimonia di premiazione per aver vinto la categoria “Aves en acción”. Una piccola soddisfazione, nemmeno minimamente paragonabile alle emozioni provate di fronte a una scena fulminea, ma indelebile. Emozioni che nessun concorso mi potrà mai restituire.
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